La città è irrilevante.
Qui al nord. Meglio. Nel Nord Est, le piccole città sono tutte uguali a se stesse.
Soprattutto dai 100mila abitanti in giù.
Si ok, sono diverse tra loro per storia, cultura, tradizioni, ecc, ecc … ma alla fine i comportamenti sono gli stessi.
Una cosa molto divertente è osservare come questi operosi conduttori di quello che un tempo fu la locomotiva d’Italia, ormai non viaggino che depressi e lenti verso destinazione “io-speriamo-che-me-la-cavo”.
Il giro pre-natalizio per i negozi si è trasformato in un rituale fiacco e stanco: ormai effettivamente sono pochi quelli che possono permettersi di andare a spendere la paga nelle belle boutique del centro città. Il pranzo di Natale è a base di spesa all’Eurospin, il supermercato sovietico, i regali sono le offerte del Decathlon, le promozioni di Zara e gli sconti della Feltrinelli. Feltrinelli: qui la fnac non è ancora arrivata.
Probabilmente per molti di loro questa libreria in franchising è la cosa più di sinistra in cui si sono addentrati. E se ritenete la Feltrinelli di sinistra è il caso che vi facciate qualche seria domanda.
Soldi non girano, ma prima di tutto per gli abitanti di queste città è necessario salvare la faccia.
Persone che non vedi mai per tutto l’anno – e che incarnano i motivi per cui si è andati a vivere all’estero – ti invitano ad andare a messa a mezzanotte per poi andare a brindare. E lo sanno tutti che sei ateo e che in fondo, ma neppure troppo in fondo, della messa non gliene frega nulla neanche a loro.
Ma è questione di apparenza.
Come l’aperitivo, ridotto a un solo spritz, mentre si sfoggia un woolrich o un moncler che ha visto ormai troppe stagioni per poter essere ancora cool. Ma ancora troppo poche per diventare un pezzo vintage. Gli scarponcini timberland, mentre nel resto d’Europa li indossano gli hipster che sbeffeggiano i tamarri (e che il resto del mondo usa per picchiare forteforteforte hipster e tamarri), qui sono ancora un must tra i fighetti.
Non si esce vivi dagli anni ’80, ma in avanzato stadio di putrefazione sì.
I giovani arrancano a sfoggiare uno stile di vita che non è il loro, mentre i genitori stanno a casa a prepararsi al peggio, sperando per il meglio. Quella cortina di ferro fatta di ipocrisia e perbenismo armato si sta – pezzo dopo pezzo – smontando davanti alle disillusioni di un popolo che è stato orgogliosamente leghista. Ma mai razzista, per carità!
E così si prepara la cena di Natale, per una volta in casa dai parenti e non fuori “così fa più famiglia”, sognando che i botti di capodanno raggiungano un'altra volta le lunghe dita di quelli di Equitalia. Meglio non dirlo ad alta voce, che non sta bene.
Ma si può sempre pensarlo molto forte.
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